Il film narra una storia basata sul dubbio, un nodo narrativo per il quale un’indagine della polizia avanza incerta, fastidiosamente inopportuna di fronte a morti che hanno tutta l’aria di essere atti suicidi. Dalla notte in cui un’anziana signora, suocera del sindaco, muore, in paese si registra ogni giorno un nuovo decesso, sistematicamente identificato come suicidio, ossia una debolezza privata, una colpa personale che non richiama le responsabilità della comunità di Settèmani, ritratta colpevolmente indifferente, intenta a conservare la serenità collettiva. Tutto accade all’interno di un paese arroccato in cima a una collina, noto per le antiche tradizioni ancora intatte, dove la più vecchia generazione compone una solida cinta di protezione del passato. Ma è proprio la storia del paese, in un punto in cui passato e presente combaciano, a fornire alla polizia le chiavi per la soluzione e la scoperta del movente, folle e inafferrabile, di quella che si chiarirà essere invece una sinistra sequenza di omicidi: l’urgenza di credere a una possibilità di salvezza prodotta da una superstizione, tanto potente da cancellare ogni traccia di umanità.
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